22 giugno 2006

Viaggio al centro della Terra

La grotta dei cristalli (Messico)
Sembra di essere stati catapultati in una favola di Jules Verne e invece è la pura realtà! E’ la natura, che ancora una volta ci mostra una sua meraviglia, un suo miracolo: una foresta di cristalli di gesso purissimo (selenite), i più grandi del pianeta, di dimensioni fino a dodici metri di lunghezza e due di diametro, purissimi, sono stati trovati in una grotta del Messico.
Ci troviamo nello Stato di Chihuahua, nel Messico settentrionale, in un paesino minerario a 1500 metri sul livello del mare chiamato Naica, nome che significa “luogo ombreggia-to” per via dell’ombra che la Sierra proietta nel deserto circostante.
E’ famosa per le sue miniere ricche di piombo, argento e zinco, sfruttate fin dalla fine del 1800.
Già nei primi del ‘900 durante la costruzione di una miniera era stata scoperta nella zona una grotta (grotta delle spade) con cristalli di selenite grandi fino a due metri, ma l’incontrollato sfruttamento minerario l’ha privata dei migliori pezzi modificandone il microclima e danneggiandola irrimediabilmente. La grotta dei cristalli, dove sono stati trovati i pezzi di dimensioni più consistenti (parte di un vero e proprio geode), è stata scoperta anch’essa per caso, durante gli scavi di un tunnel di comunicazione in una miniera a 300 metri di profondità, nell’aprile del 2000. Gli enormi cristalli scoperti, unici al mondo,
sono cristalli di selenite (letteralmente “pietra di Luna”) nome che veniva dato alla forma più pura e bianca
del gesso (solfato di calcio idrato CaSO4*H2O).

MA COME SI SONO FORMATE TALI IMMENSE STRUTTURE?
Per raggiungere le eccezionali dimensioni raggiunte a Naica devono essere intervenute condizioni chimico-fisiche particolari e rarissime, su cui cercheranno di indagare le future spedizioni. Nel frattempo però sono già disponibili alcuni dati:
la loro formazione è avvenuta in ambiente sommerso, quando la grotta era al di sotto del livello della falda acquifera locale.
Va detto che ci troviamo all’interno di montagne calcaree formatesi 200 milioni di anni fa e nelle quali si sono sviluppati numerosi reticoli di grotte e cunicoli. Essi erano attraversati da acque termali con temperature fino a 52°C , sature di solfuri (probabilmente il calore è dovuto a un corpo intrusivo posto a circa due chilometri di profondità); i macro-cristalli si sono accresciuti sott’acqua, in punti di contatto tra le acque termali e le acque fredde esterne, infiltratesi in profondità attraverso spaccature del terreno.
L’acqua termale e quella fredda non hanno potuto miscelarsi per via della diversa densità, e sulla superficie che le separava è avvenuta la diffusione dell’Ossigeno che ha portato all’ossidazione degli ioni solfuro in solfato e alla conseguente precipitazione di gesso. Per migliaia di anni ci sono state le giuste condizioni per
il deposito di tale minerale, finché il sito non è stato svuotato per via dei lavori minerari, che hanno causato l’abbassamento della falda freatica.

IL PROGETTO
Nel gennaio 2006 l’associazione di esplorazioni geografiche “La Venta”, con un team di ricercatori e speleologi che vanno dai biologi ai fisici ai geologi e ai medici, ha ottenuto dalla concessionaria della miniera la possibilità di fare ricerche multi disciplinari nei prossimi tre anni.
La maggiore difficoltà sarà quella della permanenza all’interno della grotta,
dove le temperature arrivano quasi a 50° e il tasso d’umidità
è del 100%. A tale scopo sono state progettate tute condizionate che permetteranno una resistenza fino a due ore, e dei respiratori che raffred-deranno l’aria prima del suo arrivo ai polmoni.

La prima grande spedizione è prevista nel dicembre del 2006, e avrà l’obiettivo di rispondere a questi quesiti: come, perché e quando si sono formati tali macro cristalli? C’è vita in questo ambiente limite? Se si, ha avuto un ruolo nella crescita dei cristalli? I cristalli sono ancora stabili in questo ambiente che l’uomo ha modificato?
Come si comporta il corpo umano in un simile ambiente?
E infine, come conservare questa meraviglia?
(pensate che per mantenere la miniera “asciutta” vengono pompati 1000 l d’acqua al secondo…cosa succederà quando la miniera avrà esaurito le sue risorse “utili”?

-Giulia Guidobaldi-

12 giugno 2006

TEMPI MODERNI

Che cos'è la Globalizzazione?

Dopo la caduta dell’URSS e quindi la fine del socialismo al potere, il sistema economico capitalistico ha vinto su tutti i fronti, rimanendo incontrastato.

Esso però ha vinto a causa del fallimento altrui, (il fallimento del sistema economico socialista) e non perché sia il modo migliore di vivere: ha infatti al suo interno gravi contraddizioni, ed è causa di forti ingiustizie nel mondo oltre che della distru-zione dell’ambiente.

Il capitalismo è cambiato nel corso dei decenni, assumendo via via forme diverse; dal 1991 (crollo dell’URSS) ci troviamo in una fase
di “seconda rivoluzione capitalista”, chiamata Globalizzazione economica.
E’ il tentativo (tentativo che sta riuscendo) dei grandi gruppi finanziari, delle società private, delle multinazionali, di creare nel mondo un unico enorme mercato dove le merci possano circolare libera-mente, senza ostacoli.

Gli ostacoli al libero scambio però sono le leggi che tutelano i diritti umani e sindacali di chi lavora, le leggi che tutelano l’ambiente dallo sfruttamento esagerato.
La globalizzazione non si ferma dinanzi ad essi, perché il suo obiettivo è realizzare denaro nel modo più rapido e conveniente possibile.
Quindi i diritti umani e sindacali, la tutela dell’ambiente, diventano carta straccia per questa nuova forma di capitalismo, e vengono continuamente calpestati.

Ai nuovi padroni del mondo, cioè coloro che sono a capo dei grandi gruppi industriali e finanziari, non importa se la produzione di una determinata merce viene fatta con lo sfruttamento dei lavoratori, magari anche minorenni (e oggi nel mondo oltre 300 milioni di bambini vengono sfruttati brutalmente).
Non importa se l’industria che produce il tale prodotto inquina e distrugge l’ambiente; a loro interessa solamente che quella merce venga prodotta con il costo più basso possibile, e che sia quindi il più possibile competitiva sul mercato.
Non guardano certo al modo in cui essa è stata prodotta!

A COSA PORTA L’UNIFICAZIONE DEI MERCATI?
Uno degli effetti più vistosi della globalizzazione è l’omologazione degli abitanti del pianeta.

Tutti diventano consumatori dello stesso tipo di merci (e le pubblicità giocano in questo un ruolo decisivo) mentre chi non può accedervi, perché troppo povero, è tagliato fuori.
Questa gente “tagliata fuori” dal commercio è oggi la stragrande maggioranza degli abitanti del mondo, e nonostante la produzione globale di alimenti di base rappresenti oltre il 110% del fabbisogno mondiale (tradotto: basterebbe per tutti), 30 milioni di persone muoiono di fame ogni anno e 852 milioni soffrono la malnutrizione.
Il reddito dei più ricchi supera di 82 volte quello dei più poveri e dei 6 miliardi di persone che popolano il pianeta soltanto 500 milioni vivono nell’agiatezza. Molti di questi “miserabili” lavorano, sfruttati e malpagati, nelle industrie che producono merci, merci a cui essi non avranno mai accesso, oppure emigrano, in cerca di fortuna, nei paesi ricchi, dai quali però vengono scacciati.

Parlavamo della pubblicità;
nel mondo globa-lizzato essa diventa, per i potenziali consumatori, una sorta di bacchetta magica che “crea” bisogni, convince milioni di persone dell’utilità o della bontà di un determinato prodotto, e in questo modo mette in movimento un gigantesco meccanismo di produzione e profitto.

Con la globalizzazione diventa merce anche la cultura e l’informa-zione: i telegiornali diffondono solo una parte delle notizie, tacendo su quelle scomode al Potere (violazioni dei diritti umani ad opera di multinazionali, guerre in paesi “dimenticati”, decisioni prese dai grandi organi come
Wto, Banca mondiale eccetera), mentre proliferano i programmi tv e i giornali di pettegolezzo, che hanno certamente più successo di un documentario culturale serio ed approfondito, e che quindi rendono di più, ma fanno marcire il cervello di milioni di persone, le quali lentamente ma inesorabilmente vengono addormentate, fino a diventare soltanto macchine passive, consumatrici di merci, senza un minimo di consapevolezza..

Inoltre questi programmi mettono spesso in moto grandi meccanismi che fanno crescere ancor di più il profitto di qualcuno: l’abbigliamento degli attori famosi o dei calciatori, i prodotti sponsorizzati nello sport, tutto viene preso e utilizzato per produrre soldi.

Anche il viaggio diventa merce: nascono i “pacchetti turistici”, viaggi preconfezionati che portano il pubblico pagante in luoghi lontani, sistemandoli in alberghi o villaggi turistici dove non si ha la minima percezione di quali siano le culture e gli usi locali, e in cui le usanze più “da cartolina” vengono prese a prestito ed usate anch’esse come merce (vendita di oggetti “locali” finti, indigeni del luogo vestiti in abiti folkloristici che “allietano” il turista...)

Si tratta di una mercificazione del viaggio, che viene così svilito della sua importanza; viaggio significa muoversi per conoscere culture diverse, capirle… (ed è capendo le altre culture che può nascere un mondo più solidale). Non significa usufruire di piscine e di mari azzurri esotici, senza però uscire dalle mura di un villaggio turistico dove magari si mangia come nel proprio paese.
[Drammatica parentesi è quella del turismo sessuale: migliaia di uomini occidentali, e il fenomeno è in crescita, si muovono ogni anno dai loro paesi per “andare a donne” nei paesi poveri; a riguardo c’è l’esempio del Brasile, dove il giro del turismo sessuale fa fatturare ogni anno milioni di dollari a singoli criminali, gruppi mafiosi: essi sfruttano ragazze giovanissime, a volte bambine, vendute ai bordelli dalle loro famiglie oppure rapite, costringendole a prostituirsi con uomini ricchi che sono venuti da lontano apposta per questo. Cos’è questo se non un altro aspetto della globalizzazione? Una macchina tremenda che arricchisce alcuni, e fa di questi pochi ricchi i padroni assoluti.]

Il trionfo del Re denaro porta inevitabilmente con se anche immoralità, corruzione..
Basti pensare allo sport: da quando il calcio (ma la stessa cosa vale per altri sport) è diventato fenomeno di massa, merce da vendere a milioni di spettatori, il gusto del gioco è stato soppiantato dal bisogno di “fare soldi” ed ecco allora le società calcistiche diventare società per azioni (quotate in borsa), e palate di soldi entrare grazie ai diritti televisivi e agli sponsor… E poi la pressione sugli atleti (pagati a prezzi d’oro) crescere, con il conseguente uso di droghe…
E poi la corruzione degli arbitri, il tutto, ancora una volta, volto al profitto, al fare soldi! (E’ di quest’ ultimo mese la notizia che importanti squadre di serie A, in Italia, compravano gli arbitri, spostando a loro favore il risultato delle partite).

Anche l’istruzione diventa merce, ed ecco il tentativo di rendere scuole e università unicamente private, fatto che permetterebbe solo ai ricchi di accedere all’istruzione.
E poi ancora, il tentativo di privatizzazione di beni comuni come l’acqua, il cibo, per trarre profitto anche da essi.

Ma per fortuna, di fronte a questa ondata crescente della globalizzazione, che CONSUMA TUTTO, FA SPRECARE ENORMI QUANTITà DI RISORSE NATURALI, PRODUCE TROPPO SENZA RIUSCIRE A SFAMARE LA GRAN PARTE DEGLI ABITANTI, E INTOSSICA IL PIANETA RICOPRENDOLO DI RIFIUTI, è nata una vivace protesta.


C’è chi lo chiama “movimento no-global”, proprio perché si oppone alla globalizzazione, ma si tratta di una enorme rete di associazioni, organizzazioni non governative ecc., che si battono nel locale affinché il mercato e il settore privato non si approprino dei beni pubblici e sociali (vedi le lotte contro la privatizzazione dell’acqua), che manifestano assediando i vertici dove i paesi ricchi decidono le sorti del mondo, per alzare l’attenzione della gente e fargli capire che “lo stato di cose attuale non va bene”, con la povertà che continua ad essere la regola ed il benessere l’eccezione, e che “si può cambiare”.
Questi movimenti, che hanno fatto il loro “esordio”a Seattle nel 1999, o forse prima, nel 1994 con l’insurrezione zapatista in Messico, e che hanno continuato, sempre più numerosi, a Davos, Genova, Praga, Cancun… non contestano soltanto: hanno creato delle realtà chiamate “forum sociali mondiali” dove ogni anno (dal gennaio del 2001 con il forum di Porto Alegre in Brasile), si riuniscono migliaia di persone della società civile di tutto il mondo per unire le proprie conoscenze ed esperienze e tentare di costruire un’alternativa al capitalismo globalizzato.

Non si tratta di qualche sparuto sognatore-illuso: si tratta di centinaia di migliaia di persone che nei loro paesi portano avanti lotte importanti (vincendo in certi casi), frenando il disastro che la globalizzazione provoca. Sono anche sognatori, perché non si arrendono, non dicono “tanto è tutto troppo enorme e complicato per riuscire a cambiarlo” ma si battono, nel locale, accendendo fuochi un po’ ovunque.
E’ in questo modo, togliendo il terreno sotto ai piedi del nuovo capitalismo che si potrà arrivare a un mondo meno miserabile e inquinato. La vittoria dei boliviani che hanno impedito la privatizzazione dell’acqua nel loro paese, la creazione di comunità autonome in Chiapas, dove le terre sono state sottratte alle multinazionali, e ancora la creazione di mercati alternativi di merci prodotte in modo equo e solidale, sono alcuni dei tanti esempi di fuochi che un po’ in tutto il mondo si stanno accendendo contro questa nuova forma arrogante e devastante di potere

IL NUOVO POTERE
In quest’epoca di globalizzazione economica gli Stati nazionali hanno sempre meno potere decisionale, sovrastati da istituzioni ben più potenti, e il voto democratico dei cittadini risulta sempre meno determinante; queste istituzioni sono quelle che si occupano del denaro, della circolazione delle merci. Sono quattro: il WTO, la Banca mondiale, il Fondo monetario Internazionale e l’OCSE.
Vediamo in sintesi cosa sono:

- il WTO
E’ la World Trade Organization, cioè l’organizzazione mondiale per il commercio (Omc).
E’ nata nel 1995 come evoluzione del precedente accodo chiamato Gatt, a sua volta nato nel ’48 per favorire il commercio internazionale dei beni. Lo scopo principale del WTO è quello di favorire gli scambi di merci fra i paesi del mondo aumentando sempre più il volume del commercio internazionale. Questo obiettivo viene raggiunto mediante una progressiva diminuzione dei dazi e delle tariffe doganali, oltre che delle leggi e norme nazionali che ostacolano il libero commercio.
Facciamo qualche esempio di come tutto ciò si traduce nei fatti: alla fine degli anni’90 il governo degli USA varò una legge che avrebbe impedito ai pescatori di tonno di usare reti a strascico, per evitare che anche i delfini finissero uccisi. La legge prevedeva che le scatolette di tonno avrebbero dovuto riportare l’etichetta “dolphin free” ad indicare metodi di pesca ambientalmente più sostenibili.

Il WTO però sentenzio che si trattava di una legge discriminatoria; “il tonno è un tonno indipendentemente da come viene pescato”, dissero, e obbligarono gli Usa a tornare sui loro passi.

Analogamente ai delfini per il Wto un pallone da calcio, o una scarpa, o un qualsiasi prodotto realizzato sfruttando il lavoro minorile oppure utilizzando manodopera sottopagata, e senza diritti sindacali, è esattamente uguale a un lavoro realizzato da lavoratori tutelati; ed è facile immaginare che è molto più conveniente per una azienda dare paghe basse ai suoi lavoratori, non dover rispettare norme di sicurezza o diritti umani, piuttosto che il contrario!
La stessa cosa vale in campo ambientale: è più conveniente costruire una fabbrica in un paese dove lo Stato non ne regolamenti la costruzione con norme e vincoli!

Il WTO dunque non si pone problemi “etici”: esso ha come fine la sempre maggiore circolazione delle merci, volto com’è alla creazione di un unico grande mercato globalizzato, e se ne infischia dei diritti umani e della tutela dell’ambiente.

Gli Stati, le nazioni, sono deboli di fronte al WTO in quanto trasgredendo le sue regole si può incorrere in pesanti sanzioni economiche (multe salate).
E’ facile immaginare quindi che su molte decisioni in campo di diritti umani-sindacali e di tutela dell’ambiente, le Nazioni non hanno più voce in capitolo!
Ecco il paradosso dei tempi moderni: in un’epoca in cui il numero di regimi dittatoriali è calato fortemente rispetto a soltanto vent’anni fa, le ingiustizie a danno delle persone crescono continuamente, e con esse il saccheggio delle risorse, l’inquinamento.

Fra le regole del WTO c’è anche il fatto che uno Stato non può trattare un’impresa estera (installatasi nel suo territorio) meno bene di quanto non faccia con un’impresa nazionale. Diventa quindi impossibile per gli Stati membri accordare una preferenza alle proprie imprese e, specie nei paesi del sud del mondo, finisce che le multinazionali fanno quel che gli pare, arricchendosi sul suolo altrui senza portare il minimo beneficio all’economia locale!


-
FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE E BANCA MONDIALE-

Questi due organi nascono nel 1944 con l’obiettivo di fissare le regole del nuovo ordine economico internazionale al termine della seconda guerra mondiale.


Il FMI doveva vigilare sullo stato di salute dell’economia e della finanza mondiali, garantendo stabilità alle valute dei vari paesi e dando un sostegno finanziario ai paesi in momentanea difficoltà.

La BM invece era nata come organismo di assistenza nell’opera di ricostruzione dei paesi distrutti dalla guerra.

A partire dagli anni ’70 però la funzione dei due organismi si è un po’ modificata; la Banca mondiale ha iniziato ad elargire enormi quantità di prestiti ai paesi del sud del mondo, i più poveri, che però senza la possibilità di ripagarli hanno cominciato a indebitarsi sempre più…
Secondo i decisori della BM e del Fondo Monetario questi prestiti avrebbero dovuto permettere la realizzazione di grandi opere infrastrutturali e il miglioramento dell’economia di questi paesi. Ma in realtà questi paesi hanno solo aumentato il loro debito, ed esso è diventato la catena che blocca il loro sviluppo autonomo, un fardello enorme che li schiaccia impedendogli di uscire dalla povertà. La necessità di rimborsare il debito ha spinto i paesi del Sud a una corsa all’aumento delle produzioni per l’ esportazione; ciò ha reso le economie locali dipendenti da pochi prodotti.

Così molti di questi paesi, un tempo autosufficienti, si sono visti costretti a importare generi alimentari di prima necessità in quanto le terre migliori da sempre destinate alla produzione per il consumo locale erano state riconvertite a prodotti da esportazione quali il caffè, il cacao…

In questo contesto si è inserita anche la “rivoluzione verde” gestita e sospinta dalla BM: con l’idea che le produzioni locali non erano in grado di assicurare il sostentamento delle popolazioni locali si è passati a coltivazioni ad alto rendimento, con uso intensivo di pesticidi..
L’ambiente ne è rimasto sconvolto, e i benefici sono andati non alle popolazioni locali bensì ai padroni delle multinazionali ed ai latifondisti.

Mentre la Banca concede sempre più prestiti ai paesi del Sud, il Fondo, da supervisore della stabilità finanziaria internazionale è diventato guardiano e controllore di questi stessi paesi, facendosi arbitro delle liberalizzazioni del mercato, delle privatizzazioni.
L’Argentina è l’esempio da manuale di ciò che questi due organismi fanno; il paese è stato per oltre dieci anni “l’allievo” modello del fondo monetario, privatizzando tutti i beni pubblici e statali: petrolio, miniere, elettricità, acqua, telefonia, ferrovie, servizio postale, tutto è stato venduto ai privati.

Ha inoltre liberalizzato completamente il commercio con l’estero (quindi i prodotti più a basso costo provenienti dall’estero hanno messo in ginocchio le aziende locali), ha licenziato e diminuito lo stipendio a decine di migliaia di lavoratori per ridurre il deficit pubblico. La banca mondiale nel frattempo ha continuato con i suoi prestiti, indebitando ancor di più il paese (il debito dell’Argentina in dieci anni si è moltiplicato per sedici)finchè la situazione, nel dicembre 2001, non è esplosa: il paese, svuotato di tutto ciò che aveva di pubblico, ha assistito a una “fuga di capitali all’estero”, rimanendo totalmente a secco.
Il denaro ha subìto una svalutazione improvvisa e milioni di abitanti si sono ritrovati senza più nulla, a fare la coda davanti alle banche per poi scoprire che non era rimasto nulla dei loro patrimoni.
In quel dicembre del 2001, mentre gli argentini sprofondavano nella miseria e scendevano per strada in rivolta, i capi delle fabbriche, i dirigenti di aziende, banche, e di tutte le società una volta pubbliche ma ora privatizzate, fuggivano all’estero, per mettere al sicuro soldi e pelle.
E’ allora che è nata la vicenda emblematica delle fabbriche abbandonate autogestite dagli operai, una vicenda emblematica (raccontata nel bel film “the take”, di Avi Lewis), che dimostra come siano possibili vie diverse dal capitalismo.

Quali sono le proposte dei movimenti per cambiare queste istituzioni? Essi puntano alla soluzione meno impossibile, per il momento, e cioè che questi organismi vengano riformati e riportati sotto il pieno controllo dell’ONU. Sarebbe il primo passo.
Certo è che essi non sono organismi di aiuto ma al contrario fra i responsabili principali delle gravi disuguaglianze presenti nel mondo; basti pensare che la Banca mondiale ha veicolato nell’Africa sub-sahariana una mole enorme di aiuti economici (270 miliardi di dollari dagli anni 70 ad oggi), eppure i paesi di quell’area sono molto più poveri di come erano trent’anni fa.

La verità è che Banca mondiale e Fondo Monetario hanno finanziato opere che sono andate unicamente a beneficio di multinazionali e settori privati, senza perciò aiutare le economie locali.
Hanno obbligato decine di paesi ad attuare privatizzazioni e liberalizzazioni, le quali hanno avuto come effetto:
maggiore povertà, maggiori disparità sociali. Il finanziamento di enormi opere come oleodotti, gasdotti, dighe eccetera, hanno determinato danni ambientali gravissimi.

IN CONCLUSIONE

Il discorso sulla Globalizzazione è enormemente più ampio e complesso e ci sarebbe da parlare ancora molto.

Vorrei però sottolineare ancora quelli che sono tre punti importantissimi:
1. la globalizzazione vuole ridurre il mondo a un grande mercato, ma ciò comporta e comporterà disastri enormi.
2. i singoli stati, i governi, sono ormai impotenti di fronte a certe decisioni, e sono le nuove istituzioni come Wto e Fmi a decidere le regole del gioco: le democrazie sono state svuotate dei loro contenuti.
3. esiste chi si ribella a tutto questo.

Per questi contestatori è di primaria importanza il “disarmo del potere finanziario”.
I modi ci sono, sono tanti, anche se probabilmente ancora senza nome.
Ma è certamente meglio battersi per trovarli, è certamente meglio indignarsi contro le ingiustizie e lottare perché esse siano sconfitte, piuttosto che buttarsi su un divano con in testa la malinconia della frase: “tanto non cambierà”

“Abbi il coraggio di percorrere strade che nessuno ha ancora percorso, di pensare idee che nessuno ha ancora pensato”
(scritta su un muro di Parigi, maggio francese 1968)

-Lorenzo Pasqualini-

03 giugno 2006

La risposta è nel Sole e nel vento

IL FUTURO DELL'ENERGIA

La domanda di energia in tutto il mondo cresce sempre più: da qui al 2020 si stima che l’aumento del consumo energetico mondiale sarà di circa il 60%.
Questo perché la popolazione umana sta crescendo, stanno diventando sempre più grandi le zone urbane, e paesi popolatissimi come la Cina e l’India sono in pieno boom economico, con conseguente aumento del benessere e quindi del consumo.

Ma il nostro pianeta è sempre più inquinato a causa dell’uso massiccio di combustibili fossili (petrolio, gas, carbone) e questo determina gravi problemi ambientali e climatici. Inoltre i combustibili fossili sono risorse limitate; il petrolio potrebbe scarseggiare già fra qualche anno, e la sua minore quantità ne farà impennare il costo, come del resto sta già accadendo. Si moltiplicheranno le guerre per il suo possesso, aumenterà l’instabilità nei luoghi in cui viene estratto (Golfo Persico, Nigeria, Venezuela..)

Se l’uomo vuole continuare ad avere energia disponibile e contemporaneamente non devastare irrimediabilmente il pianeta, deve trovare un rimedio.
Che fare allora?
Le soluzioni esistono, e vengono dal vento e dal Sole.
L’energia solare e quella eolica, definite “rinnovabili”, oltre a non provocare inquinamento né gravi rischi ambientali (non richiedono la costruzione di oleodotti né di gasdotti, non producono fumi), non creano neanche tensioni geopolitiche.
Inoltre permettono l’accesso all’energia a chi non l’avrebbe (a riguardo c’è l’esempio della Mongolia, dove migliaia di persone che vivono in baracche hanno ora accesso alla luce, alla radio e alla tv grazie ai pannelli istallati sui tetti delle loro “case”).

Ma vediamo in breve questi due tipi di energia inesauribile.

L’ENERGIA SOLARE.
Copre oggi soltanto l’1% della domanda di energia elettrica mondiale, anche se dagli anni ’90 il suo utilizzo cresce a ritmi del 30%.
Viene prodotta utilizzando le celle fotovoltaiche* che possono essere di diverso tipo e che soprattutto hanno una diversa resa.
Le celle di prima generazione, quelle maggiormente utilizzate, hanno una bassa efficienza (cioè soltanto una piccola percentuale dell’energia luminosa captata viene trasformata in energia elettrica), mentre quelle di terza generazione, su cui si sta ancora studiando (e che non saranno pronte prima di 40 anni) saranno (forse) in grado di sfondare la barriera del 60% di efficienza.
Alcuni laboratori di ricerca stanno lavorando alla creazione di enormi specchi che, concentrando i raggi del Sole, sarebbero in grado di produrre calore il quale poi alimenterebbe un generatore.
E ancora, un’altra frontiera è quella di stendere minuscole particelle di semiconduttore su pellicole sottili; questo permetterebbe al solare di diventare molto economico e competitivo.

Tuttavia nei prossimi anni saranno ancora le celle di prima generazione ad essere maggiormente usate, ponendo però dei problemi: richiedono per la loro costruzione una certa quantità di silicio (materiale richiesto massicciamente anche nel campo della microelettronica)ed altri materiali come metalli pesanti e superconduttori che sono nocivi alla salute. Inoltre serviranno anni di produzione prima che si riesca a coprire i costi dell’estrazione di silicio (anche se, come già detto, la ricerca scientifica sta lavorando a pannelli sempre più efficienti e costruiti con materiali meno nocivi e più economici).

Sono questi i problemi del foto-voltaico, oltre al fatto che per sopperire al fabbisogno mondiale di energia bisognerebbe coprire con pannelli solari superfici molto estese del pianeta; (si consideri che per soddisfare la domanda di energia elettrica di tutti gli USA servirebbero 26 mila chilometri quadrati di pannelli..un’area più o meno grande come la Sicilia o il Piemonte).
A riguardo però ci sono delle importanti soluzioni: ricoprendo gli edifici delle città con celle solari, si renderebbero autonome dal punto di vista energetico abitazioni, uffici, e magari anche industrie.

In alcuni casi i pannelli potrebbero addirittura sostituire i materiali da costruzione tradizionali. In Danimarca una città è stata costruita interamente in questo modo, con pannelli solari posti su ogni edificio, e si è raggiunta la completa autonomia energetica..
Chiaramente più le celle saranno efficienti (e verso questo la ricerca sta puntando) minori superfici andranno coperte per produrre energia. Ma il dato da sottolineare è che in uno stato come gli USA, per arrivare all’autosufficienza energetica basterebbe coprire con pannelli meno del 25% dei tetti e delle sedi stradali dei centri urbani. (dati: National Geographic- agosto 2005)

ENERGIA EOLICA.
E’ progredita molto negli ultimi vent’anni, rivelandosi in molti casi come la tecnologia meno costosa. Nell’ultimo decennio (dati del 2003) la capacità globale dell’eolico è cresciuta a un tasso annuale del 30%, producendo energia elettrica in 45 paesi del pianeta. L’Europa è all’avanguardia, e ancora una volta è la Germania ad essere fra i paesi più avanzati. In questo paese dopo il disastro di Cernobyl del 26 aprile 1986 (leggi Carta Vetrata - numero zero)è cresciuta una forte opposizione al nucleare che ha portato a un forte sviluppo nel settore delle energie rinnovabili.
Nel 1990 il governo ha promulgato una legge che permette ai privati di vendere agli enti di servizio la propria energia rinnovabile prodotta (con pale eoliche o con celle solari), a prezzi competitivi. Questa misura ha fatto crescere in maniera esponenziale l’uso dell’eolico in Germania.

Le nuove frontiere dell’eolico sono la costruzione di pale sempre più efficienti (che sappiano seguire la direzione del vento per essere sempre utilizzabili), di pale sottomarine che sfruttino le correnti, e ancora la costruzione di pale in mezzo al mare, dove il vento è più forte..

In Danimarca, dove l’eolico soddisfa circa il 20% della domanda energetica nazionale, è stata costruita la pala eolica più grande del mondo; è alta 183 metri ed è in grado di fornire, da sola, energia per 5000 abitazioni.

Anche l’eolico, come il solare ha i suoi svantaggi.
Ad esempio la moria degli uccelli, che vengono colpiti dalle pale in movimento..
A riguardo però manca ancora uno studio scientifico approfondito che mostri la consistenza di quest’impatto. Che le pale siano una causa di mortalità tra i grossi uccelli veleggiatori (rapaci, cicogne, etc.) è un dato di fatto; ma non è chiaro se tale mortalità abbia effetti sul trend della popolazione, e quindi se sia contraria alla sua conservazione, o rientri in un livello di mortalità compensatoria e quindi sostenibile dalle singole specie.

Altro problema: la compatibilità con l’ambiente. Spesso, (e ultimamente anche in Sardegna e in Toscana), una parte della popolazione locale si manifesta contraria alla costruzione di pale “nel loro cortile”, con la motivazione che sono brutte.. Ecco allora che governi come quelli danese e tedesco si sforzano affinché le centrali vengano costruite in mare, dove inoltre c’è più vento.
Ma è chiaro che alcuni sacrifici anche in termini di impatto visivo andranno fatti; se è vero che è brutta una pala di metallo svettante fra verdi colline e prati fioriti, è anche vero che lontano da quelle verdi colline si continua ad estrarre e bruciare petrolio, carbone, con la conseguenza che il pianeta è sempre più inquinato

IN ITALIA?
Sia sul solare che sull’eolico siamo ancora indietro, con cifre piuttosto basse di produzione energetica..
Tuttavia si inizia a parlare di rinnovabili anche a livello istituzionale e il 28-7-2005 è stato varato un decreto ministeriale (art.7 comma 1 D.lgs 29-12-03 n.387) che incentiva la installazione di impianti per energia solare.

Come dimostra l’esperienza della Germania, il modo per far decollare lo sviluppo delle energie rinnovabili è creare un collegamento con la rete energetica nazionale: in questo modo ogni singolo (per esempio una persona che vive in una casa alimentata da pannelli), può vendere agli enti di servizio (da noi sarebbe l’enel) l’eccesso di energia da lui prodotto, a prezzi competitivi.

Questo incentiverebbe di molto l’uso di energie rinnovabili nel nostro paese, che peraltro essendo molto più esposto al Sole di quanto non sia la Germania e i paesi del nord, avrebbe dal solare importanti risultati.
(E anche il vento, in determinate località, è piuttosto forte).
Altra cosa che in Italia manca è un forte sostegno alla ricerca, che da noi è molto attiva nel settore del solare, con riconoscimenti internazionali.
(Da sottolineare che a Serre, vicino Salerno, esiste una delle centrali solari più grandi del mondo).
La ricerca è fondamentale per lo sviluppo delle energie rinnovabili ma i fondi ad essa destinati continuano ad essere tagliati (nei soli cinque anni di governo Berlusconi i fondi alla ricerca sono stati tagliati in modo scellerato).

NEL MONDO
Il ritmo di crescita delle energie rinnovabili dipenderà dalle decisioni politiche dei vari governi ma anche dai grandi settori industriali che forniscono idrocarburi..

L’industria dei combustibili fossili, i governi dei paesi produttori di petrolio, i più grandi consumatori di greggio (Usa e Cina), pongono una forte opposizione allo sviluppo delle energie pulite.

Ma di fronte all’enorme macchina che costruisce nuovi oleodotti nel mondo, che fa spostare centinaia di petroliere negli oceani ogni giorno, si deve lavorare controcorrente operando nel locale, rendendo via via sempre più autonomi paesi, città, interi stati, dall’energia prodotta bruciando combustibili fossili.

I segnali sono abbastanza positivi a riguardo, e le tecnologie per le energie rinnovabili iniziano ad attrarre i grandi capitali di multinazionali come la Shell e la BP, che investono milioni nello sviluppo del settore.

Il fatto che anche i padroni dell’energia si stiano muovendo per porre il loro controllo sulle energie rinnovabili è una prova in più del fatto che l’era del combustibile si avvia al tramonto.

Bisognerà vigilare però sullo sviluppo di queste nuove energie, per evitare che diventino ancora una volta beneficio e fonte di ricchezza per pochi.
Ma il solare e l’eolico, per la loro possibilità di utilizzo in ogni luogo della Terra sono a riguardo davvero rivoluzionarie e potrebbero costituire una base di partenza per un mondo meno ingiusto.

-Lorenzo Pasqualini-

Fonti:
- Le Scienze, numero 453 (maggio 2006)
- National Geographic (agosto 2005)
- “State of the world-2003” (Janet Sawing)