29 gennaio 2008

Universita' blindata

da "il manifesto" del 18 gennaio 2008 - articolo di Stefano Milani
Una Sapienza in assetto militare
Università presidiata da carabinieri e polizia. Gli studenti protestano ma rimangono fuori

Mancava solo il filo spinato e il cartello ad avvertire il «limite invalicabile». Per il resto c'era tutto. C'erano i poliziotti in tenuta antisommossa a presidiare ogni varco. C'erano i blindati col motore acceso pronti a caricare. C'erano gli elicotteri a controllare tutti dall'alto. Ma, soprattutto, c'era un'aria tesa, un clima surreale. Erano anni che non si vedeva la Sapienza militarizzata in questo modo. E forse così non lo è mai stata, neanche guardando al '77.Perché nonostante il papa abbia fatto marcia indietro e declinato l'invito accademico, per la prima università della capitale non è cambiato nulla. Doveva essere blindata, e blindata è stata. Come da programma. E allora: si entra solo esibendo il tesserino universitario e con un documento di riconoscimento. Gli studenti sono colti di sorpresa, anche chi chiedeva semplicemente di poter andare a frequentare le lezioni o sostenere esami. Niente, «disposizione dall'alto», rispondono laconici gli agenti. E' il jolly dell'ultima ora uscito dal mazzo del rettore Renato Guarini. Una «ritorsione bella e buona» secondo gli studenti dei collettivi, in risposta allo «smacco» del rifiuto papale.Ma anche per chi riesce a varcare la soglia dell'università lo scenario rimane immutato. Nei viali interni alla cittadella una ragnatela di transenne antipanico limita gli spostamenti dei pochi studenti presenti in zona e delimita uno spazio di sicurezza dietro e davanti il rettorato, intorno alla statua della Minerva. Sono le 11 e all'interno dell'Aula Magna Mussi e Veltroni sono impegnati a parlare di Laicità e Sapere. Fuori, accanto alla facoltà di Giurisprudenza, qualche decina di militanti di Azione giovani, l'organizzazione studentesca vicina ad Alleanza nazionale, inneggia slogan pro Ratzinger. Saranno gli unici cori consentiti all'interno dell'università.Perché chi dissente dal cerimoniale ufficiale rimane fuori. Faccia a faccia con gli agenti in tenuta antisommossa, schierati in difesa di non si sa bene cosa. «Terroristi» e «sanguinari», come molta stampa li ha definiti in questi giorni, rei di aver impedito al pontefice di inaugurare l'anno accademico. Bloccati all'entrata di via De Lollis per «ragioni di ordine pubblico». Sono i collettivi universitari e la Rete per l'autoformazione, organizzatori della protesta, a cui si sono aggiunti anche i Cobas (con Piero Bernocchi in testa), i No Vat, Megafono Rosso, i centri sociali e i comitati di lotta per la casa.C'è anche il deputato del Prc Francesco Caruso, che ottiene il permesso di andare a parlare con Guarini per chiedere l'apertura dei cancelli. A tutti però, studenti della Sapienza e non. «La decisione è della questura», risponde frettolosamente il Magnifico. «E' quanto richiesto dal rettore», lo sbugiarda il commissariato di polizia.In questo contesto tragicomico, tutto rimane immobile. E gli studenti restano fuori, con i loro cori e i loro striscioni di dissenso. «Imbavagliare la critica uccide l'università», urlano. «Quello accaduto oggi è un fatto gravissimo», dice Giorgio Sestili del coordinamento Collettivo, perché «nel fare entrare solo gli iscritti della Sapienza si è chiuso un luogo che è pubblico. Alla protesta avevano aderito anche associazioni e organizzazioni venuti da altre università. Così si impedisce alle persone di esprimere il loro dissenso, una cosa del genere non si è mai vista nemmeno negli anni più bui della nostra storia».Ma il rettore fa orecchie da mercante e rimane fermo sulle sue posizioni. «Mi sono rifiutato di discutere le ragioni di estremisti che cercano di istigare al disordine e all'odio senza nessun ideale e suggerimento costruttivo», dirà in tarda serata e solo quando, dentro e fuori l'ateneo, sarà tornata la calma.Unica concessione, un breve corteo intorno alla città universitaria. Sempre sotto lo sguardo vigile delle forze dell'ordine e per il tempo necessario a far uscire Mussi e Veltroni dall'ateneo scongiurando così spiacevoli contestazioni. Che però arrivano lo stesso. Solo nel primo pomeriggio torna la calma. A piazzale Aldo Moro si riaprono i cancelli e gli studenti possono così rientrare all'interno della cittadella senza alcun controllo e lasciando in tasca il tesserino. Così come i ragazzi dei collettivi che, finita la «Frocessione» per le strade di San Lorenzo, hanno potuto rivedere la statua della Minerva al grido di «ci riprendiamo l'università».

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