21 aprile 2006

IL MARZO FRANCESE
STUDENTI E LAVORATORI IN RIVOLTA CONTRO LA “LEGGE DEI LICENZIAMENTI”

E’ stato un Marzo molto intenso quello che la Francia ha da poco vissuto: centinaia di migliaia di studenti e lavoratori sono scesi in piazza ogni giorno in decine di città del paese, dando vita a scioperi, occupando atenei universitari e scuole, riempiendo le strade con cortei imponenti e battaglieri.


E’ stata una protesta vivace, che è cresciuta giorno dopo giorno coinvolgendo sempre più persone, tanto che il 28 marzo dopo settimane di cortei a Parigi erano in piazza in tre milioni.

Sono state occupate decine di università fra cui la Sorbona di Parigi, (l’ultima volta era successo nel lontano ’68).
A volte i cortei sono sfociati in scontri con le forze dell’ordine, con sassaiole e barricate date alle fiamme, ma il dato più importante è stata l’imponenza e la costante crescita di questo movimento di protesta, che ha continuato a crescere anche all’ inizio di aprile..

Ma per quale motivo tanti giovani si sono mobilitati?
Uno dei motivi principali è la contestazione al CPE, (contratto di primo impiego), una delle novità che il governo francese vorrebbe inserire nel mondo del lavoro.
Con il Cpe, in poche parole, tutti i lavoratori con meno di 26 anni potranno essere liberamente licenziati dai loro capi durante i primi due anni di lavoro, in ogni momento e senza giusta causa.

Libertà di licenziare “senza giusta causa” vuol dire che il capo ha piena libertà di cacciare un suo dipendente in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo, senza dover dare delle motivazioni. Un lavoratore può essere licenziato quindi se “osa” chiedere un aumento di stipendio dopo uno straordinario, o se denuncia una ingiustizia nel suo luogo di lavoro, può esser licenziato perché sgradito al dirigente, o perché malato.
Fino ad ora esistevano delle tutele ai lavoratori contro il libero licenziamento: in caso di licenziamento ingiusto e immotivato il lavoratore poteva appellarsi alla giustizia e riavere il suo posto. (In Italia questo diritto è riassunto nell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, che il governo Berlusconi cercò di modificare nel 2002. All’epoca, l’imponente risposta dei lavoratori bloccò questo tentativo... Qualcuno ricorda le tre milioni di persone in piazza,il 23 marzo del 2002 ? Si manifestava per questo, in un altro marzo…)

Il Cpe è solo uno dei punti contestati dai giovani francesi, che stanno manifestando contro qualcosa di più ampio e cioè contro la precarizzazione del lavoro. Contro la PRECARIETA’ DEL LAVORO.

Che cos’è la precarietà?

Il “lavoro precario” è quel tipo di lavoro in cui si viene assunti a tempo determinato, quindi non in modo fisso.
Un lavoro precario può durare tre mesi, due anni, una settimana…
Il lavoratore precario si trova in una continua situazione di instabilità, senza la certezza di avere davanti a sé mesi di lavoro e quindi di salario, continuamente a rischio di licenziamento.. Avete idea di cosa significa questo per un giovane? Significa non avere idea del proprio futuro, non poter fare progetti..
Comprarsi una casa, affittarla, avere un bambino, fare un viaggio… tutto questo diventa un punto interrogativo per un precario..
La precarizzazione del lavoro è un fenomeno in atto anche nel nostro paese già da diversi anni, e che è stato “istituzionalizzato” dalla legge 30 (chiamata anche legge Biagi), varata dal governo Berlusconi nell’ottobre 2003.
Questa legge ha introdotto nel mercato del lavoro una infinità di contratti di diverso tipo: il contratto a chiamata (intermittente), con cui magari una settimana lavori tutti i giorni, quella dopo manco uno, il part-time, che prevede un numero di ore lavorative ridotto (con conseguente salario ridotto), e poi il contratto “condiviso” (job sharing) con cui più soggetti, in genere due, condividono un unico rapporto di lavoro a tempo pieno, assumendosene insieme la responsabilità.

Sono tutti contratti che prevedono per il dipendente un tipo di lavoro a termine e quindi precario.

Ci sarebbe da dire molto a riguardo, come della paura che hanno i dipendenti precari a denunciare ingiustizie o incidenti sul luogo di lavoro, oppure a dichiarare una propria malattia, o una gravidanza, perché questo li esporrebbe al concreto rischio di licenziamento..

A quanto risulta da statistiche recenti il lavoro precario in Italia ha raggiunto livelli di 12 % (ma non è contato il lavoro in nero).

Il 10 aprile comunque, dopo quasi due mesi di mobilitazione i giovani studenti e lavoratori precari francesi hanno vinto: il governo infatti, di fronte alla forte tensione sociale, ha ritirato alcuni dei punti più contestati fra cui il CPE, la possibilità di licenziamento senza giusta causa..Questo dimostra come le proteste, se portate avanti con determinazione, radicalità e soprattutto con grande partecipazione, possono risultare vincenti.
Da noi manca ancora un movimento ampio di contestazione al precariato: ci sono gruppi sparsi sul territorio, le mobilitazioni del primo maggio a Milano (che anche quest anno si terranno), ma non c’è ancora una contestazione che possa riuscire ad ottenere un cambiamento. Approfittando del momento importante di vittoria dei francesi dovremmo iniziare anche qui una mobilitazione forte che abbia come obiettivo la cancellazione delle ingiustizie che il precariato crea, fra le quali c’è l’impossibilità di farsi una vita da parte dei giovani, ed anche di sognare.
(Lorenzo Pasqualini)

2 commenti:

Carta Vetrata ha detto...

Chiunque abbia da aggiungere, approfondire o criticare questo articolo, scriva!
Lorenzo

Anonimo ha detto...

vive la France!