03 novembre 2006

Multinazionali criminali, 1° puntata : LA COCA COLA

Sono milioni le persone che bevono la Coca Cola, nel mondo.
Questa bibita analcolica, inventata poco più di cent’anni fa negli Stati Uniti, è diventata nel tempo la più conosciuta, la più pubblicizzata e la più comprata in tutto il pianeta.
In qualsiasi città andiate, dall’Europa all’Asia, dall’Oceania all’Africa, troverete il famoso logo bianco in campo rosso.
Ma se è vero che tutti la conoscono, probabilmente non tutti sanno che dietro la sua produzione ci sono gravi ingiustizie, e che i dirigenti della Coca Cola company (multinazionale che fattura ogni anno 22miliardi di dollari), devono rispondere di atti criminali quali “violazione dei diritti umani”.

Cosa combina la Coca Cola nel mondo?
Andiamo per ordine.

COLOMBIA.
Paese dell’America latina confinante a nord con lo stato di Panama, con il Venezuela ad est, con Ecuador e Perù ad ovest, con il Brasile a sud.

Qui, da oltre quarant’anni si combatte una guerra civile fra le FARC (forze armate rivoluzionarie colombiane), e l’esercito.
Si tratta di una guerriglia fatta di attentati, agguati, da entrambe le parti. In questo clima di grande confusione e violenza le persone che si battono in modo pacifico per i diritti umani e che portano avanti lotte sociali pacifiche (come per esempio i sindacalisti) vengono travolte nella mischia: pensate che sono oltre tremila i sindacalisti uccisi in Colombia dal 1991 ad oggi, da bande paramilitari che agiscono impunemente, cioè con la copertura del governo.

Il governo colombiano infatti, con la scusa della guerra contro i ribelli delle FARC (che vengono definiti terroristi), ha instaurato nel paese un clima di repressione che coinvolge anche quelli che con la guerriglia non c’entrano nulla, e che portano però avanti richieste di MAGGIORE GIUSTIZIA, MAGGIORE SICUREZZA SUL POSTO DI LAVORO, MAGGIORI STIPENDI.

(bisogna sapere che i lavoratori in Colombia, siano essi braccianti o operai, sono mal pagati e sfruttati, senza diritti sindacali).

Il massacro di sindacalisti in Colombia quindi, che viene giustificato dal governo come
l’effetto della “guerra al terrorismo”, non è altro che una gigantesca repressione ai danni di chi cerca di ottenere maggiori diritti.

E la Coca cola, cosa c’entra in tutto ciò?

C’entra eccome! Il sindacato del settore agroalimentare colombiano (SINALTRAINAL) denuncia da anni l’uccisione di lavoratori della COCA COLA ad opera di bande paramilitari . Questi lavoratori ammazzati, sono tutti sindacalisti che chiedono migliori stipendi e migliori condizioni di lavoro ai loro dirigenti, nelle industrie di imbottigliamento della “magica” bevanda gassosa.

E’ evidente che s’è trattato di una feroce repressione.

I morti ammazzati finora sono 8, oltre alla lunga serie di minacce ed intimidazioni che sono state fatte a centinaia di altri lavoratori, del tipo: se ti iscrivi al sindacato t’ammazziamo, oppure torture, sequestro di familiari, incendio della casa eccetera.

Insomma, la Coca Cola è accusata in Colombia di approfittare del clima di guerra e repressione già esistente da tempo, per far uccidere impunemente i personaggi “scomodi” che lavorano nelle sue industrie e per terrorizzare chiunque “osi” iscriversi al sindacato.

Il SINALTRAINAL, il sindacato, è riuscito a portare la Coca Cola company in tribunale, alla corte
federale di Miami, dove il giudice ha affermato che ci sono abbastanza prove per portare avanti il processo.
Ha inoltre lanciato una campagna di boicottaggio internazionale chiedendo ad ogni persona di ogni paese di non comprare prodotti della Coca Cola.

La campagna di boicottaggio si allarga ogni anno di più, ed è stata persino intrapresa da alcune istituzioni che hanno rifiutato lo sponsor della Coca Cola in alcune manifestazioni pubbliche come concerti ed eventi sportivi.
Altro evento importante è la decisione di alcune amministrazioni
locali come il municipio XI di Roma, il comune di Fiano Romano, Empoli e altri, di escludere i prodotti della Coca Cola dai distributori automatici delle proprie strutture pubbliche.


Anche negli Usa , patria della Coca Cola, il più grande ateneo privato (la New York University), ritirerà la bevanda dai distributori automatici e dalle mense, e presto anche altri poli minori seguiranno la stessa via.

A cosa serve il boicottaggio?
E’ l’unica forma di protesta che i consumatori possono portare avanti contro le grandi marche.
E se questa protesta è massiccia ed è accompagnata da una rivendicazione politica (del tipo: se non migliorate le condizioni dei lavoratori io non vi compro), queste grandi aziende possono essere costrette a rivedere le loro posizioni. E’ sufficiente che una multinazionale subisca una perdita del 5% del totale nelle entrate, perché vada in difficoltà.

INDIA.
Grande paese dell’Asia meridionale, uno dei più popolati del mondo,
con oltre un miliardo di abitanti.

Qui la Coca Cola è accusata di aver provocato, con i suoi impianti di imbottigliamento, l’abbassamento delle falde acquifere in determinate zone. Va detto al riguardo, che per fare un litro di coca cola ci vogliono ben 9 litri d’acqua. La quantità di acqua prelevata è quindi enorme.
Nel Kerala, una regione dell’India, le popolazioni locali si sono trovate coi pozzi asciutti e con l’impossibilità di dissetarsi ed irrigare i campi perché le falde sono state praticamente prosciugate dalle industrie di imbottigliamento della Cola.
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Di fronte alle forti proteste che le comunità locali hanno portato avanti, al boicottaggio dei suoi prodotti, e davanti alla sentenza di un tribunale indiano (il quale ha ribadito che l’acqua è un bene di tutti e non può essere oggetto di proprietà privata) la multinaziona-
le è stata costretta a chiudere alcuni impianti ed ha visto diminuire le sue entrate in India del 18%.

A inizio agosto 2006 inoltre, ben quattro stati indiani hanno vietato la vendita di Coca Cola perchè alcune analisi condotte sulle bibite hanno trovato tracce di diserbanti, dannosi alla salute. Questi pesticidi erano probabilmente contenuti nell’acqua di falda che la compagnia statunitense ha “succhiato” dal territorio.

ALTRI DATI SULLA COCA COLA.

Nel 2000 è stata costretta a risarcire 2200 lavoratori afroamericani per discriminazioni razziali nelle assunzioni e nelle produzioni.

L’uso di alluminio per la produzione delle lattine di Coca Cola ha un impatto ambientale enorme, sia nei luoghi di estrazione che, in seguito, quando la lattina diventa “rifiuto”.

Denunce di intimidazioni ai danni di lavoratori iscritti al sindacato sono arrivate anche da lavoratori della coca cola in Turchia, Guatemala, Pakistan, Russia.

FONTI DELL’ARTICOLO:
www.nococacola.info
www.sinaltrainal.org
www.indiaresource.org

[Una piccola nota: multinazionali sono tutte quelle imprese che controllano almeno una filiale all’estero. Ce ne sono di piccole (come le imprese italiane che aprono filiali in Romania, dove la manodopera costa meno) e di enormi, come la Coca Cola o la Mc Donald’s. Queste ultime hanno un fatturato in dollari ben superiore al PIL di certi paesi poveri del globo. Queste enormi aziende possono arrivare ad essere dei micro-stati all’interno di paesi poveri, dove esse sfruttano la carenza di diritti umani e di protezione dell’ambiente per avere profitto. Spesso inoltre, prendono le risorse naturali di questi paesi e le portano via, nei loro ricchi paesi d’origine, lasciando agli abitanti di quei luoghi solo le briciole. E’importante denunciare quando una multinazionale, così come uno stato, compie ingiustizie ai danni della gente.]

-Lorenzo Pasqualini-

2 commenti:

uranio ha detto...

Multinazionali ASSASSINE!!!
Non vi dispiace se faccio qualche link ai vs. articoli nel mio blog vero?

Luca ha detto...

Anche io sono uno studente di Scienze Naturali de La Sapienza.
Grazie di questo articolo ragazzi, l'ho aggiunta sul gruppo che gestisco su Facebook, Pianeta Terra https://www.facebook.com/pages/Pianeta-Terra/155554112879?sk=wall